Uno degli appuntamenti più importanti riguardo la moda sostenibile è la Fashion Revolution Week che quest’anno si è tenuto il 22 e il 24 aprile, presso la cascina mulino di Astino a Bergamo. In questi eventi si sottolinea l’importanza di avere un’industria della moda sostenibile. Quest’anno La Terza Piuma è la principale organizzatrice della Fashion revolution Week Bergamo. Essa è un’ associazione che sostiene un consumo più consapevole
in un’ottica di inclusione. Riguardo quest’ ultimo aspetto La Terza Piuma, grazie al Bando Capacities Buliding del Comune di Bergamo, sta accompagnando un gruppo di donne insieme a Cooperativa Ruah, un percorso di imprenditoria femminile.
L’ incontro del 22 aprile è stato un’occasione per riflettere sulla moda sostenibile. Fra le domande a cui si è cercato di dare una risposta sono: C’è davvero un futuro per la tintura naturale? L’industria della moda può essere davvero trasparente? I relatori hanno dato una risposta esaustiva a questi dubbi. A tal proposito emblematiche sono le parole di Giovanni Maria Conti coordinatore del master in product sustainability management del politecnico di Milano. Dalle sue parole si evince che le nostre scelte coinvolgono a cascata altri attori. Inoltre afferma che dobbiamo essere responsabili delle nostre azioni. Infine Giovanni sottolinea che lavorare con la tintura naturale è una grandissima sfida.
Riguardo a ciò dal discorso di Laura Dell’Erba: un artigiana di Lalazoo, si possono intuire le difficoltà che si celano dietro l’utilizzo della moda sostenibile. Fra esse Laura ne ha espressi in particolar modo 2: la prima è il fatto che la sua professione non è riconosciuta dal punto di vista burocratico e la seconda riguarda la difficoltà di approvvigionamento delle piante tintorie. La sua passione l’ha portata però a specializzarsi nella tecnica delle ecoprint. Essa è una tecnica che consiste nel mettere subito la pianta a contatto con il tessuto. Ha appreso questo processo da India Flint: un artista australiana che Laura considera una guida spirituale. Infatti India pratica un modo ecosostenibile al 100 per 100 mediante anche il riciclo dei capi di abbigliamento.
Quest’ultimo aspetto è stato sottolineato anche da Giorgia Carissimi: una dipendente di Albini Group. Questa azienda dal 2019 ha un distaccamento anche all’interno di kilometro rosso. Riguardo appunto il concetto del riciclo, Giorgia porta 2 esempi: il primo è la collaborazione con Riso Gallo. In particolare l’acqua dove si bolle il riso venere è piena di coloranti. Albini quindi recupera l’acqua per tingere i filati. Il secondo è il riutilizzo degli scarti degli elettrodomestici. In particolare nel processo di ossidazione a 3 stadi si crea della ruggine con rispettivi cambi di colore. Mixando questi 3 colori si è creata una palette.
Dalle parole dei relatori è emerso che è necessario l’impegno di ognuno e diffondere consapevolezza. Qual’ è quindi il futuro della moda sostenibile? Riguardo ciò Rosella Cilano sostiene che il futuro è la ricerca. Per avere un’industria della moda sostenibile bisogna trovare un nuovo inizio mediante la collaborazione dall’artigiano tessile.